Benvignûts a San Zorç di Noiâr
Benvenuti a San Giorgio di Nogaro
L’incontro con San Giorgio di Nogaro regala lo stupore di un’esperienza inattesa che va ben oltre lo stereotipo di città-strada spesso associato all’idea di San Giorgio; skyline quasi surreale, dominato dai profili degli stabilimenti industriali dell’Aussa Corno e dalle gru dello scalo internazionale di Porto Nogaro, la cui enorme dimensione economica, produttiva e relazionale diventa talvolta così preminente e quasi fuori-scala, da occupare l’intero campo visivo, mettendo in ombra la più ampia realtà umana, storica, culturale e ambientale di San Giorgio, di cui il comprensorio industriale costituisce aspetto saliente, ma certo non esaustivo.
È un prisma dalle molte sfaccettature che rifrangono i mille aspetti di una storia peculiare e di una contemporaneità particolarmente vivace e in definitiva affascinante, da scoprire in un percorso all’insegna della lentezza, profondamente diverso dallo sguardo frettoloso gettato dal finestrino di un’automobile o da un treno in corsa. Solo così, oltre la spessa cortina di alberi, case, strutture industriali, produttive e commerciali diventa possibile afferrare l’identità misteriosa e sfuggente di San Giorgio di Nogaro, impalpabile spirito del luogo che talvolta la parola poetica riesce a captare e materializzare in immagini, come quelle che affiorano dai ricordi antichi del grande poeta sangiorgino Luciano Morandini: « […] di colori, intanto. Predomina il verde in tutte le sue sfumature. Ai colori si aggiungono suoni: lo stormire delle foglie, lo scrosciare vigoroso delle campane a scandire un indefinibile tempo. Era allegro nell’aria di primavera, splendente d’estate, più triste e solitario a tardo autunno o d’inverno. E ricchi erano gli odori. Oltre a quelli degli alberi, dell’erba, della terra bagnata e della polvere delle strade, c’era il diffondersi nell’aria dell’odore di cibi poveri».
I percorsi possono essere compiuti in macchina, in canoa, in bicicletta o addirittura a piedi con il naturale ritmo del camminare che è l’unico modo per assimilare i luoghi alle forme del respiro, lasciando così a visitatori e turisti la libertà di ricomporre il proprio paesaggio mentale potendo cogliere e mettere autonomamente in sequenza le suggestioni offerte dai luoghi, a partire dal fiume Corno e dal caleidoscopio dei suoi panorami, fatti di porti, marine, piccoli borghi, ville patrizie, costruzioni rurali, resti di mulini, lavatoi e di archeologia industriale, per concludersi alla laguna di Marano, in cui le acque del fiume vanno a perdersi. L’invito è dunque per un viaggio a San Giorgio, da compiere in chiave d’esperienza e di conoscenza dentro la vastità dei panorami della nostra pianura, solo apparentemente uniforme e monotona, perché percorsa da continue variazioni e vibrazioni, nello scorrere delle ore e nel passaggio delle stagioni. Dalla luce dell’estate che appiattisce i contorni delle cose, a quella dell’autunno che sfuma di giallo i pioppi e i frassini, di arancio dorato i cornioli, mentre d’inverno la nebbia avvolge il mondo e sembra spesso di vivere – come canta Paolo Conte – «in un bicchiere di acqua e anice».
Rielaborazione da “San Giorgio di Nogaro. Una guida per emozioni”, Bottega Errante Edizioni, 2014